Ci sono, si dice, delle situazioni eccezionali che impongono una deroga ai propri princìpi. In realtà, le situazioni “eccezionali” – quelle in cui è più difficile orientarsi dal punto di vista teorico e pratico – sono proprio le situazioni in cui i princìpi sono più necessari. [..] Cosa ce ne facciamo di una teoria valida solo per la ricreazione, da mettere da parte appena comincia la lezione vera e propria?
Siamo inondati di notizie ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. Inondati di notizie, ma nessuno verifica queste notizie.
L’aspetto di crisi in cui siamo gettati in questa fase di dominio totale del capitale, è dettato dalla crisi antropologica della soggettività umana dominante, ossia quella che sta alla base del processo di dominio totale: a smisurati desideri di dominio non corrispondono smisurate capacità di governare il processo.
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"Siamo contro la guerra e per la pace”, si sente urlare da più parti, anche da sinceri antimilitaristi. Come se la discriminazione dei non vaccinati, le minacce di fucilazione ai renitenti alla guerra al virus, i 1500 morti all’anno sul lavoro, la guerra spietata alla natura, le centinaia di suicidi nelle carceri e nei CPR, i morti in mare, lo sfruttamento e il lavoro gratuito, la negazione delle cure ospedaliere, eserciti nelle strade e all’ingresso delle scuole, la tortura del controllo permanente, la militarizzazione dei discorsi- tutto quanto succedeva prima dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, possa essere chiamato pace?
No gentili manifestanti, la pace, quella vera, gli oppressi e l’umanità l’avranno solo quando avranno annientato l’ultimo esercito, l’ultimo sfruttatore, l’ultimo Stato.
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Se ogni comportamento imprevedibile equivale a un guadagno perso, quella che si profila è una società della prevedibilità totale, in cui l’intera realtà diventa un’infrastruttura progettata per privarci della possibilità di decidere, una robotizzazione dell’umano tanto utile al controllo sociale e politico quanto all’estrazione di valore comportamentale, grazie alla regia delle macchine e dell’IA.
La pandemia stava dentro quella che chiamavamo “salute”. Così la guerra sta dentro quella che chiamavamo “pace”. E la catastrofe climatica sta dentro quella che chiamiamo “economia”. Se non cambiamo premesse su ciò che riteniamo “bene”, avremo il “male”.[..]
Viviamo tutti in un sistema mortifero e brutalizzante, che invita a competere, sopraffare, eliminare l’altro. Chi commette crimini in guerra è un criminale di guerra? É la guerra che è un crimine, ed è un criminale chi vi partecipa.
Il paragone di Draghi del condizionatore è fuorviante, poiché mette tutti sullo stesso piano sociale, chi il condizionatore non ce l’ha e chi ne ha troppi. Maschera anche, e ancora una volta, che il caro prezzo che stiamo già pagando per l’energia è così caro proprio perché il governo ha scelto di favorire – con fior fiore di sussidi nascosti – un sistema energetico incardinato nelle fossili, che premia silenziosamente le conversioni dal carbone al gas per la produzione di energia, e gli investimenti in nuovi gasdotti e terminal GNL, ma ci fa pesare ogni euro che potrebbe essere destinato alle rinnovabili.
La posta in gioco è creare una convergenza tra i movimenti contro il caro-vita e il movimento climatico, per evitare che Draghi possa recuperare le rivendicazioni di una o dell’altra parte producendo due scenari possibili: che i costi della transizione vengano scaricati sui poveri o che gli interventi contro il caro-vita vengano fatti ai danni dell’ambiente e della salute delle persone.
Gli esseri umani sono passionali, sono portati all’errore e rischiano sempre di farsi prendere dal panico nei momenti meno opportuni, dunque la Difesa statunitense sta valutando di sostituire parzialmente la catena di comando militare a stelle e strisce con intelligenze artificiali prive di quella scomoda empatia che causa profondo disagio alle strategie belliche. [..]
In pratica, si prevede che l’IA sia in grado di sviluppare una priorità di intervento ispirata al triage ospedaliero, così da stabilire ove e come sia più opportuno concentrare gli sforzi militari. [..] La creatura potrebbe dunque presto compiere questo genere di decisioni eticamente strazianti, cosa che andrebbe peraltro a imporre un ulteriore margine di ambiguità nel decifrare le responsabilità di un eventuale incidente bellico.
In ambito agricolo, nell’allevamento, nella produzione e nella trasformazione industriali o nella sanità, l’ingegneria genetica rappresenta un insieme di mezzi e conoscenze dalle applicazioni illimitate. Grazie alla biotecnologia, la società industriale non si limita più a saccheggiare e a sfruttare il suo ambiente; essa interviene ormai sulla vita stessa per trasformarla, adattandola alle proprie necessità di potenza politico-militare e di profitto, o semplicemente per risolvere i problemi da essa stessa generati, e poter continuare così la propria marcia trionfale verso l’auto-distruzione.
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